Mojito – Storia, Ingredienti e Ricetta Mojito
Mojito
Storia, Ingredienti e Ricetta Mojito
Un viaggio nel mar dei Caraibi in compagnia di Drake ed Hemingway
Da sempre nel mondo della miscelazione Mojito fa rima con estate: non esiste spiaggia priva del cocktail d’origine sudamericana, che da anni, anzi secoli, delizia generazioni di bevitori.
Menta, Lime, Rum e zucchero di canna sono ormai diventati gli ingredienti ideali per dar vita ad una perfetta stagione estiva. Ma dove e quando nasce questo cocktail eccezionale? La risposta ci arriva da un’altra epoca e da una terra lontana.
STORIA
Come in ogni racconto, la storia danza con la leggenda.
L’origine di tutto ci porta nel Mar dei Caraibi, è il 1500 e in queste acque cristalline imperversano le arrembanti navi dei corsari. Tra di loro si mette in particolar luce Francis Drake, primo inglese a circumnavigare il mondo conosciuto in quelle zone con l’appellativo di “El Draque”, nonché uno dei più famosi corsari che abbia solcato i “sette mari”.
Durante il suo peregrinare marittimo Sir Francis è solito abbeverarsi nell'”Isla de la Juventud”, una piccola isola appartenente all’arcipelago di Cuba. In una putrida taverna del luogo, un ricettacolo di pirati e contrabbandieri, tra un saccheggio e l’altro si assapora una bevanda locale: aguardiente (“acqua ardente“), un Rum ante litteram ricavato dal distillato del succo della canna da zucchero, mescolata con lime, zucchero di canna e menta. La bevanda veniva denominata Draque o Draquecito, in onore dell’illustre cliente.
In particolar modo il prezioso utilizzo del Lime era merito proprio dei corsari, i quali combattevano lo scorbuto e la mancanza di vitamina C facendo un uso smodato dell’agrume tanto caro al mondo della miscelazione.
La menta invece era la Hierba Buena, una particolare variante autoctona cubana, dal profumo e il gusto estremamente pungente e frizzante.
Nei secoli successivi il Draquecito, primo antenato del Mojito cocktail, subì delle piccole modifiche dettate dalla trasformazione che portò dall’utilizzo della grossolana aguardiente al Rum.
Anche riguardo al nome si rincorrono storie e leggende: usualmente si tende a legarlo al “mojo”, un condimento cubano a base di aglio e agrumi usato per marinare, oppure potrebbe rimandare ad un termine africano che vuol dire incantesimo.
La vera magia, che regalò eco mondiale alla fresca bevanda caraibica, la fece Ernest Hemingway.
Lo scrittore di “Addio alle armi” e “Il vecchio e i mare” amava frequentare la Bodeguita del Medio, un locale pittoresco e carico di fascino, situato a La Habana. Il posto era particolarmente amato da eloquenti personaggi della cultura mondiale del XX secolo e anche nei decenni successivi nei piccoli tavoli, dietro un cocktail tropicale si poteva facilmente scorgere il profilo di veri mostri sacri come Errol Flynn, Salvador Allende, Ava Gadner, Pablo Neruda, Nat king Cole, Mohammed Ali, Gabriel García Márquez.
Ma torniamo ad Hemingway. Lo scrittore era un habituè del luogo e il suo cocktail preferito era proprio… Indovina un po’?
Esatto, il Mojito!
Armato di taccuino e un immancabile sigaro, soleva trascorrere le calde sere cubane sorseggiando l’ormai celebre bevanda caraibica.
Una particolarità della ricetta originale del Bodeguita, che ancora si conserva nel locale, era l’utilizzo di ghiaccio a cubetti. Il cubetto ha una massa maggiore rispetto a quello tritato (utilizzato ormai ovunque nella preparazione del Mojito) e viene preferito dai cubani, che mal giudicano l’annacquamento precoce dovuto al ghiaccio tritato.
“My mojito in La Bodeguita, My daiquiri in El Floridita”. Questa fu la celebre affermazione di Hemingway, ancora oggi presente in un quadro appeso all’interno del locale. Una frase che proiettò il cocktail Mojito nell’Olimpo della miscelazione.
1 ¼ oz di Rum Bianco
½ Lime
2 Tea Spoon di Zucchero di Canna
3 ramoscelli di Menta
Top Soda Water
Guarda il video tutorial che ti spiegherà come preparare un perfetto Mojito Cocktail
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Commenti
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La filosofia del mojito. ?
Ciao Marinella! Cosa intendi? 🙂
Al simpatico Francesco di Mixology consiglio di pronunciare LIME così come é scritto essendo un prodotto tipico centro/sudamericano, e NON “laime”: LIME pronunciato laim, in inglese significa Malta,si, quella dei muratori…tanti saluti
Gentile Antonio, ti riporto di seguito la definizione di lime presa dal dizionario inglese (chiunque lo può verificare anche su Google Translate o su qualsiasi sito di traduzioni online):
a rounded citrus fruit similar to a lemon but greener, smaller, and with a distinctive acid flavor.
Example: “Surprisingly complex for one so young, delivering flavours of spice, limes , lemons, orange peel and oatmeal, all harmoniously threaded with ripe acidity.”
Lo stesso Google offre anche la pronuncia corretta (con tanto di riproduzione vocale) della parola lime in lingua inglese: in Italiano la trascrizione sonora sarebbe “LAIM“, proprio come l’ha pronunciata il nostro simpatico Francesco, con la differenza che ha ben poco a che fare con la malta dei muratori in questo contesto…
Nel settore della miscelazione – forse tu ne sai qualcosa al riguardo – si tende ad usare come standard la lingua inglese sia per l’attrezzatura, sia per le tecniche di preparazione e sia, come in questo caso, per alcuni ingredienti. Non credo che quando dici “vodka” improvvisamente tiri fuori un perfetto accento russo solo perché è un prodotto tipicamente russo, o forse mi sbaglio? Lo sai come si pronuncia in portoghese cachaça? Io personalmente l’ho imparato adesso e credo che fuori dal Portogallo e dal Brasile siano in pochi a dirlo correttamente. Se l’inglese è LA lingua del mondo, un motivo evidentemente c’è, in questo come in altri settori di mercato.
Alla prossima, forse! 😉
Caro Ilias, allora secondo il tuo punto di vista il MOJITO ,nato a Cuba dove la lingua uff.le é lo Spagnolo, si dovrebbe pronunciare pressappoco così: MOGITO dato che in Inglese la “J ” si pronuncia più o meno come la ” G ” ….ciao. E visto che hai imparato a pronunciare CACHAçA , perchè non lo pronunci in INGLESE???
Caro Antonio,
“Mojito” dagli anglofoni viene pronunciato esattamente allo stesso modo che in spagnolo. La lingua internazionale per eccellenza è l’Inglese e, a mio avviso (ed evidentemente non solo il mio), il riferimento comune nel mondo dovrebbe essere quello, proprio per evitare che ognuno pronunci le cose a caso. Se gli americani, che hanno fatto sì che il Mojito diventasse famoso in tutto il mondo grazie da un certo mr. Hemingway, avessero chiamato il Mojito “MOGITO” (come dici tu), molto probabilmente anche in Italia lo pronunceremmo in quel modo.
Se “Mojito” negli USA ha mantenuto la sua fonetica originaria, non si può dire lo stesso del “lime” che per loro è un frutto di uso comune, così come per tante altre cose inizialmente importate e poi diventate “normali”.
Che la cosa piaccia o meno, lo standard nel nostro settore è la lingua Inglese, anche se non è una legge scritta e ognuno è libero di chiamare strumenti ed ingredienti come gli pare e piace – con il rischio di non essere capito e di essere guardato in malo modo, al massimo. Se a te piace chiamare il Lime con la sua pronuncia in lingua spagnola, sono certo che nessuno ti insulterà per questo, ma allo stesso tempo sarebbe consono e corretto se anche tu evitassi di criticare un professionista del settore come Francesco che chiama un frutto con il suo nome internazionale. A buon rendere.
PS Il discorso Cachaça era per sottolineare il fatto che raramente pronunciamo le parole straniere con la loro fonetica di origine, bensì tendendo ad assimilare la versione più utilizzata nel proprio mercato di riferimento. La globalizzazione ha portato l’Inglese in Italia e nel resto del mondo, non lo Spagnolo. Se vuoi possiamo continuare a parlarne quanto vuoi, ma resta il fatto che chiamare degli ingredienti con la fonetica inglese, in un settore in cui quella è la lingua di riferimento, non può essere considerato sbagliato, così come non è sbagliato usare la fonetica del paese di origine di quel prodotto. Per concludere, insistere nel sostenere che LIME significhi “malta dei muratori” in questo contesto, è del tutto fuori luogo.